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La Chiesetta di Villa

La Confraternita di S. Giovanni Decollato, detta anche Confraternita della Disciplina, sorse a Padenghe nella seconda metà del XVI secolo. Era un’associazione di laici cristiani, che si riunivano volontariamente per pregare e promuovere opere di pietà. Veniva chiamata della “Disciplina” perché l’attività prevedeva originariamente anche la flagellazione per mezzo di uno strumento, denominato appunto “disciplina”, composto da un mazzo di funicelle riunite intorno ad un manico ed aventi alle estremità nodi o sfere di legno.

 La decisione di edificare una propria Chiesa risale a fine Cinquecento ed i lavori furono terminati nel 1606, quando fu posto in opera il portale in pietra che reca la seguente iscrizione:

DEO OPT. MAX.
DEI PARAEQ VIRG. AD NIVES
PRAECURSORI
SOCIETAS DISCIPLINOR DICAVIT ANNO MDCVI

Tradotto: La Compagnia dei Disciplini dedicò nell’anno del Signore 1606 questa Chiesa a Dio Ottimo e Massimo, alla Vergine della Neve, che è pari a Dio ed al Precursore di Cristo.

Nel 1630 la Compagnia fu decimata dalla peste abbattutasi sulla Lombardia e sul pavimento della Chiesa sono ancora visibili due epigrafi che ricordano alcuni membri ivi sepolti. La Compagnia ebbe definitivamente fine con l’invasione napoleonica e l’istituzione della Repubblica Cisalpina, il cui governo sancì la soppressione di tutte le confraternite e la vendita dei beni a beneficio delle scuole primarie.

L’edificio si presenta ad aula unica, con copertura a botte scandita da archi traversi poggianti su pilastri. Il tetto è a capanna e la facciata è animata dal semplice portale in marmo di Botticino. La sua importanza a livello internazionale è, però, dovuta alla pala posta sull’altare maggiore e raffigurante la Decollazione di S. Giovanni Battista davanti a Salomè. Questo capolavoro pre-caravaggesco fu eseguito nel 1584 da Giovan Battista Trotti detto il Malosso, esponente di primo piano della scuola manieristica cremonese. La figura su cui s’impernia la composizione è quella leggiadra di Salomè, che ricorda nelle movenze il passo di quella danza attraverso cui rivendicò per sé la testa del Battista. La sua forma, come quella degli altri personaggi dipinti, spicca sul colore scuro e profondo del muro del carcere, aumentando l’effetto illusionistico dei lumi artificiali. Lo stesso muro è, poi, aperto al centro da una grata, attraverso cui si scorge in tutta la sua ampiezza prospettica la visione della sala in cui sta avvenendo il banchetto di Erode.

Altre opere d’indubbio interesse qui contenute sono: la tela raffigurante S. Luigi Gonzaga, posta a sinistra dell’entrata ed eseguita dal pittore Giovanni Antonio Zadei; la tela di S. Antonio da Padova che dialoga con il Bambin Gesù, opera del pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli; infine la tela di S. Rocco, di autore ignoto del XVII secolo.