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La Chiesa di Santa Maria Assunta

Ciò che colpisce immediatamente del Duomo di Padenghe è la collocazione atipica, presso un incrocio stradale ed in una zona periferica. Il caso è piuttosto raro, forse unico, infatti tutte le chiese parrocchiali dei paesi vicini sono collocate al centro o in una località dominante. Quest’atipicità fa supporre che l’edificio fosse in origine uno xenodochio, ovvero un ricovero per forestieri e pellegrini, molto probabilmente eretto dai frati benedettini di Maguzzano. La data di costruzione è ignota: la prima di cui si ha menzione è il 1454, anno della visita pastorale del Vescovo Ermolaio Barbaro che, in tale occasione, consacrò la Chiesa di S. Maria e dedicò l’altare maggiore alla natività della Vergine.

Sulla facciata sei lesene formano tre uguali spazi nei quali sono posti il portale e le due nicchie contenenti le statue, in stile barocco, dei Santi Emiliano e Cassiano. Il portale è sormontato da un timpano inflesso e spezzato, con al centro un vaso con fiamma, da encarpi pendenti e da una grossa testa di cherubino. La costruzione è ad un’unica navata, con volta a botte e presbiterio rettangolare. Il campanile fu terminato nel 1616, come attesta un’incisione sul muro esterno, mentre la sacrestia fu completata nel 1742 ed affrescata dal pittore Falli di Pratello.

Attualmente la Chiesa ha otto altari:

  1. Il primo, a destra dell’entrata, è dedicato all’assunta ed è stato eseguito dal marmorino Felice Sugari di Rezzato agli inizi dell’Ottocento. La tela rappresenta Maria Assunta in cielo tra gli angeli con S. Giuseppe e S. Francesco Saverio.
  2. Il secondo, sempre a destra, è dedicato alla Madonna dei sette dolori. La pala, che rappresenta Maria in preghiera con il cuore trafitto da sette pugnali, fu eseguita nei primi del Seicento da Antonio Gandino.
  3. Nel terzo altare di destra si trova la Cappella del Crocifisso, costruita per un voto fatto dalla popolazione durante l’epidemia di colera che scoppiò nel 1836. Nella nicchia dell’altare è conservato un crocifisso ligneo di pregevole fattura e d’autore ignoto, mentre ai lati troneggiano due statue lignee raffiguranti S. Gioacchino e S. Anna. Provengono dalla chiesa della Torricella dove, nei secoli scorsi, erano molto onorate dalla popolazione. Ai piedi dell’altare sono state, inoltre, collocate sette magnifiche statue lignee fino a qualche anno fa contenute nella Chiesa della Disciplina di Villa. Rappresentano i protagonisti della “Deposizione del Cristo morto nel Santo Sepolcro” o, come sono più comunemente chiamate, “Il Compianto”. Lo scultore è il celebre Beniamino Simoni che le eseguì nel 1731.
  4. Anche il quarto altare di destra è dedicato alla Madonna. Nella nicchia è collocata una statua lignea policroma raffigurante la Beata Vergine in trono con il Bambino benedicente, che regge in mano il bastone regale. Ai lati sono collocate due statue marmoree della Verginità e dell’Umiltà, autentici capolavori dell’artista bresciano Antonio Calegari, firmate e datate sul piedistallo 1773.
  5. L’altare maggiore, in marmo, fu costruito nel XVIII secolo. La pala raffigura la Madonna col Bambino ed i Santi Emiliano, Cassiano, Miletto, Ippolito, Vito e Modesto. Fu eseguita dal pittore veronese Paolo Farinati nella seconda metà del Cinquecento. Questo splendido esempio d’arte manieristica è di quelle che piacevano in pieno clima controriformistico, non solo per l’affollamento dei personaggi (è l’inizio dell’horror vacui che troverà poi la sua massima espressione nel Barocco), ma anche per il significato dei simboli e dei significati che ad essi rimandano. Una specie di sermone sulla santità degli effigiati, che erano assunti in Paradiso attraverso le opere, a ribadire la tesi cattolica del libero arbitrio contro quella protestante della predestinazione.
  6. Nella prima cappella a sinistra è collocato il battistero. Nella seconda vi è l’altare (il sesto) dedicato alla Santissima Trinità adorata da San Antonio da Padova in gloria. L’opera risale ai primi del Settecento ed è opera di Francesco Paglia.
  7. Nella terza cappella è situato l’altare delle reliquie, eretto nel XVI secolo. La lavorazione ad intarsi marmorei è di scuola bresciana della fine del Cinquecento. Sopra di esso si erge il capolavoro di Zenon Veronese: la Beata Vergine in trono con in braccio Bambin Gesù attorniata da quattro santi: S. Cristoforo, S. Sebastiano, S. Antonio Abate, S. Donato.
  8. L’ultimo altare a sinistra è dedicato a S. Rocco, rappresentato insieme al suo inseparabile cane. La statua proviene dalla chiesetta di S. Rocco, demolita nel 1836.